Intervista con un guerriero: Andrew Vachss di Joe Arden Bene. Uno si sveglia di domenica mattina, sette e un quarto o giù di lì, non particolarmente di buon umore. Solito mal di stomaco. Prima azione della giornata, accende il Compaq e controlla l'e–mail. Assieme a un messaggio da Geocities (delete), un altro da un sito porno arrivato chissà come (delete delete) e assortito spam (delete delete delete), il mitico Andrea di IT che manda le risposte di Andrew Vachss alle (mie) domande speditegli un mese fa. Per chi non lo conoscesse, Vachss è l'autore di Nato sotto una cattiva stella, Shella–Il buio nel cuore e il recentissimo Giú nel nulla, tutti pubblicati da Frassinelli, che ristamperà in tascabile anche i romanzi editi a suo tempo da Interno Giallo, ormai fuori catalogo e pressoché introvabili. Non solo uno scrittore (noir? hard boiled? gli aggettivi servono a poco), autore della serie del "mercenario" Burke ormai arrivata in America a undici titoli (e di racconti e di novelle e di fumetti e), Vachss è un avvocato che rappresenta esclusivamente minori. E un vero guerriero che conosce a fondo il male di cui narra. Inutile aggiungere altro, perché se no sforiamo di brutto e non ci stoppiamo più. Bastino i ringraziamenti ad Andrew e a Lou Bank di Ten Angry Pitbulls per aver reso possibile questa intervista. Se dovesse interessarvi una bibliografia completa, vi rimando a www.vachss.com. IT: Ci siamo conosciuti di persona a Milano un paio d'anni fa, quando tu ignorasti gran parte dei giornalisti per metterti a parlare fitto fitto con uno studente di legge. Bella mossa. Comunque, un'intervista via e–mail potrebbe risultare freddina AV: Contento di sentirti, Joe. Lavorare faccia a faccia sarebbe meglio, ma vedremo di arrangiarci. IT: Ai tempi del nostro primo incontro, ricordo che cominciai a parlare di John Lansdale (autore culto pubblicato in Italia da Rizzoli ed Einaudi). Tu mi fermasti subito: "Conosci davvero Lansdale? Lui fa parte della mia famiglia". Cosa intendevi esattamente? AV: Dovresti saperlo: non è John, ma JOE. Un nome a te familiare, credo. Ad ogni modo, la "famiglia" costituisce un profondo legame di sangue. È frutto di un patto, non di un diritto di nascita. È un debito che paghi ogni volta con le tue azioni e si estingue solamente quando finisci dentro una fossa. IT: "Ogni stretta di mano è come un contratto". Pensi sia un concetto oggi ancora valido? AV: Lo è se viene rispettato a priori da entrambe le parti. I bugiardi adorano nascondersi dietro un paravento di ambiguità e menzogna. Per me un uomo equivale alla sua parola, né più, né meno. Altri considerano le parole e le promesse come un semplice mezzo per ottenere ciò che vogliono. Sui bugiardi non puoi fare affidamento. Una regola della mia famiglia recita: se non posso contare su di te, non posso contarti tra le mie fila. IT: Che significato ha per te avere controllo su qualcosa? Tu hai l'ultima parola su tutti i tuoi romanzi: nessun editor li può toccare, le copertine devono essere approvate da te in persona, eccetera eccetera. Ricordo una vecchia intervista rilasciata da James O'Barr, l'autore de Il Corvo (e di alcuni fumetti della raccolta Hard Looks): "Con il secondo film, mi accorsi di non avere nessuna voce in capitolo sul risultato finale." AV: Non sono responsabile per le sciocchezze dette da un altro. Se O'Barr crede sia possibile raggiungere il controllo totale su una cosa come un film, buon per lui. Simili illusioni io le ho già abbandonate da tempo. Non per i miei romanzi, però. IT: Hai sempre ripetuto che i tuoi libri sono cavalli di Troia: mezzi per veicolare idee. Non sei stufo di essere paragonato a Jim Thompson, Charles Willeford, James Crumley o altri scrittori noir? AV: Non mi interessa il motivo per cui la gente mi legge. Basta che lo faccia. Un cavallo di Troia non serve a nulla se non riesce a penetrare dentro una fortezza. IT: A parte Willeford e compagnia, qualche giovane autore che ami particolarmente AV: Perché necessariamente "giovane"? Cosé, una specie di parolina magica, di indispensabile etichetta? Scrittori ce ne sono parecchi: Joe Lansdale, Chet Williamson, James Colbert, Charles De Lintnon possono non piacere a chiunque si prenda la briga di leggerli. I migliori autori "giovani" che conosco sono Olaf Havnes, finora noto solo in Norvegia, e Zak Mucha, che ammiro e rispetto sopra ogni altro. Il suo The Beggar's Shore verrà pubblicato il prossimo autunno dalla Red 71, la mia piccola casa editrice. IT: Secondo te, i violentatori, i pedofili incalliti – i predatori, per usare un tuo termine – sono come vasi di creta: una volta che non sono più malleabili, li puoi solo rompere in mille pezzi, punto e basta. In Italia molti credono che la riabilitazione sia possibile e necessaria. AV: Il tuo paese è certamente parecchio diverso dal mio, ma riguardo ai predatori soffre della medesima ignoranza. Non si può credere nella teoria della riabilitazione perché non si è mai verificata efficace. Comè ben chiaro dal titolo del mio ultimo romanzo, Choice of Evil, il male non è un errore biogenetico, non deriva da un DNA difettoso, non è una malattia mentale, ma una scelta. Così comé una scelta combatterlo e io preferisco farlo, piuttosto che stare a parlarci sopra. IT: Per Choice of Evil hai scelto un tema forte, scomodo, difficile da trattare: i pestaggi contro gli omosessuali. AV: L'ho sempre fatto. Anche con Strega (pedofilia e prostituzione minorile), Blue Belle (incesto), Sacrifice (satanismo a sfondo sessuale); insomma, con ogni mio scritto. IT: In Giù nel nulla, la morale sembra essere: i giovani sono annoiati, ma smettono di esserlo se trovano qualcosa che amano fare (nel romanzo, ad esempio, il lavoro di meccanico). AV: Non è solo un problema di noia—Considera la mancanza di un legame tra genitore e figlio, con quest'ultimo alla ricerca di un qualsiasi senso di "appartenenza". Ecco perché esistono gli skinhead o i dark o persino le ragazzine che si prostituiscono per il loro uomo. Nel romanzo va letto in questa chiave anche il riferimento alla cultura sadomaso: non rappresenta solo una preferenza sessuale, ma il desiderio deviato di avere un padrone. Naturalmente, pure la noia va calcolata: per chi vende facile intrattenimento, un pubblico annoiato e passivo – costituisce il miglior cliente possibile. IT: Shella è il mio romanzo preferito, ma molti tuoi fan sembrano prediligere la serie di Burke. AV: Credo che questo avvenga per due motivi: 1) Parecchi lettori quasi sentono di far parte della "famiglia" di Burke ci sono affezionati. 2) Shella é un libro durissimo, ben al di là di qualsiasi etichetta, anche all'interno del genere noir. Rispetto agli altri, è un po' come un orfano; quindi, è anche il mio favorito. IT: Credi che tutti quei best seller un po' retorici e pulitini sulle violenze ai minori (alla Jonathan Kellerman, tanto per intenderci) servano a risvegliare le coscienze? AV: A patto che si trovino ancora coscienze da risvegliare No, libri simili sono concepiti come puro intrattenimento; non vogliono avere altro scopo, almeno credo. La gente non è cieca e ormai conosce determinate realtà. Il passo successivo è farla arrabbiare (o preoccupare) a tal punto da spingerla a combattere la Bestia. IT: Un mio amico americano che lavora nell'editoria una volta mi rivelò che tu potresti vendere moltissimo, addirittura più di James Ellroy, o quasi come Patricia Cornwell, se solo accettassi di diventare un po' più "accessibile". AV: Me lo sento ripetere da secoli e probabilmente è vero. Ma se certi autori hanno determinati obiettivi, io ne ho altri. Io ho una missione alla quale ho dedicato la vita e non sono disposto a rinunciarci per un maggiore successo commerciale. Diventare "accessibile" significa piegarsi ai gusti del pubblico; bene, a me non interessa scrivere libri che possano piacere a tutti. Io voglio buttare fuori l'odio che sento dentro. Senti bene, Joe, cosa preferiresti avere: pochi compagni che sarebbero disposti a dare un braccio per te o un sacco di sconosciuti che ti chiamano amico ma che ti abbandonano non appena cambia il vento? IT: Con www.vachss.com sei una presenza di spicco nella rete AV: Internet è un ottimo mezzo per far circolare nuove idee e per stanare i pedofili. IT: E' ancora valido lo slogan Don't Buy Thai che campeggia sul tuo sito? (Non Comprate Tailandese; ovvero, boicottate il turismo a scopo sessuale). AV: Non penso. A quanto pare, la Tailandia non è più il paese numero uno sulla lista della vergogna; le Filippine sono peggio, ad esempio. Comunque, parecchi bambini superano ancora il confine giù a Burma, obbligati a prostituirsi nei bordelli dove vengono letteralmente decimati. Il boicottaggio è servito a frenare la tratta in gran parte del sudest asiatico, ma la battaglia continua. Infatti, il mio sito ha da poco una nuova pagina intitolata: "Non succede solo in Tailandia." IT: Qualche novità su un possibile film di Burke o di Cross (personaggio dei racconti di Nato sotto una cattiva stella e di un romanzo inedito scritto assieme a James Colbert)? AV: Choice of Evil è stato appena opzionato dalla New Line per una bella cifra (e per un breve periodo di tempo). Forse se ne farà qualcosa. Per Cross cè già pronta una sceneggiatura e un regista, Gregory Widen, quindi Cominci a capire che l'industria cinematografica fa sul serio solo quando investe mucchi di soldi su di te. Non so se questa sarà la volta buona. IT: Considerati i temi dei tuoi romanzi, non sei stato intervistato sul rinnovato interesse per gli snuff movies suscitato da 8MM, il lungometraggio di Joel Schumacher? AV: Non ho visto il film e non intendo farlo. Non frequento caffè letterari o altri posti del genere, quindi non spreco tempo a parlare con persone che hanno solo vaghe idee su un argomento, non una conoscenza diretta. IT: Quando la tua raccolta di fumetti Hard Looks venne pubblicata in Italia dalla Magic Press, parecchi ne rimasero colpiti. Forse si aspettavano un prodotto Marvel o Image AV: A me piacciono i fumetti, anche se i super eroi vanno giusto bene per i bambini. E la mia missione è proteggere i bambini, non farli divertire. La mia serie Underground (finora pubblicata solo in Finlandia) rispecchia questa convinzione. Comunque, adoro qualsiasi cosa Alan Grant scriva o Geoff Darrow decida di disegnare. IT: Lavorerai ancora con la Dark Horse, oppure AV: Ho un nuovo progetto che mi intriga parecchio. Non ho ancora scelto l'editore adatto. IT: Parlavamo prima del "controllo": quanto ne hai avuto sul tie-in di Batman (The Ultimate Evil) e sulla graphic novel di Predator (Race War)? AV: Ben poco. Erano lavori su commissione, anche se sono serviti a diffondere certe mie idee. Il romanzo di Batman, ad esempio, ha come tema la tratta dei minori. IT: Mi è piaciuto tantissimo il cd di Safe House (una specie di "colonna sonora" dell'omonimo romanzo). Hai in mente altre idee del genere? AV: In effetti questa raccolta di pezzi blues ha funzionato benissimo. Forse l'esperimento si potrá ripetere. Tra parentesi, il leggendario Son Seals ha deciso di utilizzare i miei testi per due canzoni che sta registrando. IT: Domanda di prammatica: i tuoi cani come stanno? AV: Alcuni sono andati a trovare il Grande Cane dei cieli (ho dedicato Sacrifice a uno di loro, Sheba); gli altri sono nel pieno delle forze, come puoi chiedere a qualsiasi stronzo che abbia cercato di entrare in casa mia senza essere invitato. IT: Bene, credo che possiamo finire così. Spero di non averti annoiato. Come hai scritto sulla mia copia di Nato sotto una cattiva stella, "cerca di essere forte." AV: Conto di rivederti prestissimo, Joe. E di diventare sempre più forte Venire pubblicato in altri paesi oltre che in America è un passo ulteriore verso la direzione giusta. |
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